“L’Arte e l’Ecologia”: dibattito al Circolo degli Artisti Casa di Dante LINK
E-book
Roberto Mosi
Il nostro giardino globale
Prefazione di Giuseppe Baldassarre
Raccolta di poesia
Dalla Mostra “GIARDINO GLOBALE”
Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, 11 – 23 Febbraio 2023
Prefazione
San Francesco nel Cantico di Frate Sole:
per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Thich Nhat Hanh:
la tua coscienza è la coscienza della Terra.
Il nostro santo di Assisi nel 1200 e il monaco buddista vietnamita pochi anni fa, entrambi affermano il profondo rapporto che c’è fra l’uomo e la natura: oltre le parole, belle e profonde, ci indicano una verità tangibile e un monito inevitabile.
E padre Ernesto Balducci con semplicità: L’uomo planetario è il nuovo cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo.
Nella problematica uomo-natura, uomo-terra, uomo-vita nelle molteplici forme esistenti ci introduce Roberto Mosi con la sua silloge poetica dedicata al ‘giardino globale’. Metafora per indicare la terra-cosmo in cui noi uomini ci troviamo ad esistere interagendo con le molte specie viventi e con tutti gli elementi inorganici. La problematica della presenza dell’uomo e dell’antropizzazione della Terra, della cosiddetta sostenibilità o anche decrescita felice, trova nella scrittura poetica la giusta attenzione, la partecipazione intelligente e colta, accompagnata dall’emotività e sensibilità consone al tema.
‘Leggère le mie parole’ dice l’autore proprio all’inizio del testo introduttivo. E vengono elencate piante e animali che l’uomo deve considerare alleate nello svolgimento di premuroso custode passeggero del creato. Rinominare quasi per ricreare e riscoprire.
Rispetto per tutto e tutti, anche per le erbacce che crescono spontaneamente dovunque, nei posti abbandonati e quelli più impensati. Si evidenzia in questo quadro il contrasto tra quanto l’uomo riesce ancora a costruire di grandioso e in armonia con la natura e quanto produce di tragico e brutale operando con violenza e sopraffazione, con la crudele guerra.
Mentre sarebbe così semplice ritornare a vedere con occhi ingenui di una bambina (Anna), che con i suoi compagni disegna come vedono il quartiere:
Le pagine piene di colori
vivaci, di facce allegre
un pensiero per tutti, giovani
e vecchi, piante e animali.
Una vera lezione per tutti.
La biodiversità riconosciuta come elemento primigenio dell’essere vive in questo momento.
Invitandoci ad entrare nel giardino globale, partecipi, consapevoli e attenti, Roberto Mosi sottolinea come la poesia e lo sguardo ingenuo del poeta e dell’artista sia quello più appropriato per dialogare con la Natura. E questo è invito e compito di tutti, proprio tutti.
L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore.
Scriveva il poeta Giorgio Caproni nei suoi ‘Versicoli quasi ecologici’. E siamo ancora in tempo, per poco forse, a ritornare in armonia con la Natura.
Giuseppe Baldassarre
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: «Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra».
Giorgio Caproni, Versicoli quasi ecologici, da “Res amissa”
, ormai minacciata da una escalation bellica e tecnologica d’inaudita potenzialità distruttrice.
Ernesto Balducci, “L’uomo planetario”
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E-book
Il nostro giardino globale
Nebbia
Leggère le mie parole a
Montesenario
avvolto di bianco silenzio
nella nebbia piovigginosa
che fascia il sacro convento.
Magia del bosco, fughe
evanescenti di altissimi abeti
che svaniscono nella nebbia.
Mi sento in pace con me stesso
in armonia con la Natura.
Voglio portare con me
questa pace, oltre questo mondo
oltre la nebbia abitata da
ombre, in basso nella città
nella vita di tutti i giorni.
.
Giardino globale
nello spazio infinito
tra luci di stelle in orbite
pulsanti verso confini dove
vive il tesoro di ogni perché.
Il giardino non ha confini
nessuna rete a limitare il passo
ogni vivente l’attraversa
lo sguardo libero l’abbraccia
da un mare, da un monte all’altro.
Il vento fattore di tanta
ricchezza, raggiunge ogni lato
del giardino, sparge nuova
vita, semi, fiori, frutti
nel canto frusciante di suoni.
Giardino, rifugio di differenze
spazio in movimento vitale
concatenato intreccio d’insetti
alberi, animali, compagni
instancabili dell’uomo
passeggero temporaneo
custode di questa mescolanza
planetaria, responsabile per
la consegna di ogni dono ai futuri
abitanti, nella Terra Giardino.
.
L’intelligenza delle piante
(Stefano Mancuso e Alessandra Viola,
Verde brillante)
Le piante sono intelligenti?
Comunicano fra loro?
Risolvono i problemi?
Sono invece semplici arredi
del mondo? Esseri inerti?
Possiamo entrare nella vita
delle piante con uno sguardo
nuovo, sentirle vicine
nostre alleate per salvare
il nostro giardino globale.
.
Rondinare
Stridio di suoni nella loggia
stridio sul filo dei panni
dal giardino, il profumo d’erba
bagnata, del mare lontano.
Frullio scuro di ali blu.
Stridio alto, altissimo
slanci in volo nel cielo
ali frecce acuminate
sfiorano il rosso dei tetti
si posano sui rami più alti.
Freddo silenzio nella loggia
il vento scuote le tende.
Volano verso i mari del Sud
in lunghe fila oltre le nubi
perforano la nostra nostalgia.
.
Innamorati
Siamo due gatti innamorati
sul muro del giardino, ridiamo
di niente, di tutto, insieme
scopriamo tesori nascosti
incredibili, a noi solo riservati.
.
Città sostenibile
Anna ha progettato in classe
la sua città ideale, con i compagni
ha disegnato la mappa, ha scritto
il diario di un giorno normale
nel suo nuovo quartiere.
Si ricicla tutto, solo energia
pulita, il regalo del sole
del vento, dell’acqua. Si
condivide tutto, le auto
elettriche, i frutti dell’orto.
Le pagine piene di colori
vivaci, di facce allegre
un pensiero per tutti, giovani
e vecchi, piante e animali.
Una vera lezione per tutti.
.
Rifiuti
(Italo Calvino, Le città invisibili)
Marco Polo arriva
alla città che rifà se stessa
tutti i giorni, più espelle
roba più ne accumula
sui marciapiedi.
Marco Polo è arrivato
alla città di oggi, scopre
la passione del godere di beni
sempre nuovi, di misurare
la ricchezza dai rifiuti del giorno.
.
L’esercito di plastica
L’esercito di plastica salta
nel rombo della pescaia
sosta nell’ansa del fiume
prendono fiato bottiglie
corde, bambole storpiate.
Poi riconquista la corrente
la corsia più veloce trascina
l’artiglieria pesante, tronchi
bidoni, misteriose carcasse.
Cormorani stupiti sui rami.
L’esercito poi si allarga
si apre in vortici ampi
i soldati s’incolonnano
in squadre, inseguite da nere
placide, strisce di olio.
All’alba giungono alla foce
bianca di spume, si confondono
con altre truppe giunte
baldanzose, da altri mondi.
I gabbiani volano in festa.
.
Energia dal vento
.
Nel viaggio scruto lontano
l’orizzonte, il crinale dei monti
lo sguardo incontra vigili
cavalieri, le braccia distese
al vento della mia terra.
Conosco ormai i luoghi
dove si alzano in piedi
questi cavalieri, li saluto
dal Passo della Futa
al mare di Torre del Sale.
Non sono più le petrose
torri che ornano
i monti e le coste del mare.
Oggi, le corazze lucenti
di questi amici cavalieri.
.
Energia dal mare
Le onde del mare galoppano
incontro alla spiaggia di Marina
mi riportano all’infanzia
al tempo delle vacanze
delle colonie dei ferrovieri.
In questo tratto di spiaggia
i giochi sulla sabbia, i tuffi
nel mare, le immersioni
alla ricerca del tesoro
nascosto dai saraceni.
Scopro un cartello piantato
nella sabbia, parla di un altro
tesoro: l’energia dalle onde
prodotta da un congegno
flottante nelle acque davanti a noi.
..
L’energia umana
Ha le ali, mi sembra
di volare, regala libertà
per le strade della città.
Sono il primo della fila
le auto al passo dietro di me.
Giro per il mondo
per salite e discese
per colli e pianure
cantando di gioia. Mobilità
certamente sostenibile.
La sera il riposo del ciclista.
Alexa mostra la CO2
risparmiata, confronta
i valori, le emissioni di auto
e moto, di Frecce e bus.
..
Terzo paesaggio. Biodiversità
.
Frammento indeciso del giardino planetario, il Terzo paesaggio è costituito dall’insieme dei luoghi abbandonati dall’uomo. Questi margini raccolgono
una diversità biologica che non è a tutt’oggi rubricata come ricchezza.
Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”.
.
Ai margini della città
i cigli erbosi della strada
dove nasce un’erba strana
l’aiuola dismessa, indecisa
sul destino, sulla sua natura.
La diversità trova rifugio
sul ciglio della strada
nell’orto non più coltivato
nel piazzale pieno di erbacce
lontano dalla mano dell’uomo.
Residui, spazi ai margini
dove nascono cose nuove
idee nuove, forze nuove.
Potrebbero nascere, improvvise
ma non è detto che nascano.
.
Elogio delle erbacce *
Le erbacce rompono i confini
minoranza apolide ricorda
che la vita non è poi così
ordinata, si ribella all’idea
dell’universo spaccato a metà.
Pulsano di vita primitiva
cosmopolita, sono avvolte
da un incantesimo. L’aura
magica dello spazio dismesso
rende ogni cosa possibile.
S’intrufola il selvaggio
nella nostra sfera civilizzata
e l’addomesticato fugge
perde il controllo e le nostre
mappe ordinate del mondo.
* Richard Mabey, Elogio delle erbacce.
.
La nave dei folli
(Giardino dell’ex Manicomio di San Salvi)
La nave dei folli dal padiglione
delle Agitate, ondeggia sul mare
d’erba, di pini, s’infrange
contro il muro che divide
il giardino dal mondo.
Il canto per gli occhi delle finestre
delle porte sbarrate da reti
di ferro, penetra nelle sale
deserte, sfiora disegni di mostri,
incontra segni di vita recenti.
Il canto sale al primo piano
fra le celle, le porte spalancate
nelle stanze per l’elettroterapia
fino alla parete crollata nel giardino
raggiunge le chiome dei pini.
.
Le memorie del giardino
Come dare un’anima alle vite
naufragate nel padiglione
della Agitate, riavvolgere
il filo della nostra memoria
disteso fra le erbe del giardino?
Respiro il profumo delle zolle
ascolto il battito della terra
l’eco, le voci delle persone
che hanno abitato questo luogo
penso alla rotta della nave dei folli.
Oltre il muro foderato di muschio
al centro del fascio dei binari
sibilano le traiettorie delle Frecce
Rosse, delle Frecce Bianche
rappresentano il domani.
.
Terra resiliente
L’erba soffoca l’enorme agave
davanti alla loggia del padiglione
delle Agitate. Terra rigogliosa
invasa in antico dalle piene
del fiume, dal capriccio dei torrenti.
Terra ricca di boschi dove
visse una volta il pastore
innamorato della Ninfa di Diana:
Quindici anni biondi com’oro
i suoi capelli, du’ occhi rilucenti. *
Domina il Terzo Paesaggio.
Strappo erbacce dalla panchina
salgo sul tavolo di pietra
nel giardino, in mano la mappa
dell’antico manicomio.
Il tempo ha posato impronte
pesanti sui reticoli della mappa
metamorfosi delle funzioni
crolli e sfaldamenti, trionfo
irruento della vegetazione.
Qui la memoria è straniera
invito l’amica Sherazade
ad intrecciare storie
al suono del vento, racconti
per ogni rudere coperto di verde.
* Giovanni Boccaccio, Ninfale fiesolano.
.
Il temporale
Il temporale sferza il giardino
sullo sfondo nero del cielo
ritmo serrato di luci, rombi
al succedersi di lampi, saette
in un crescendo vorticoso.
S’illumina a giorno la scena
della città scossa dal turbinio
del vento. Il baleno annunciato
della bomba atomica, avrà
questo scenario di luci?
Un bagliore ancora più forte
inaspettato, tremano i vetri
della casa. Sparirà così
la vita dalla Terra, seguendo
il ritmo di questo spartito?
.
Pandemia
Vedo i giorni passare sulla terrazza
aperta su uno spicchio di periferia
gocce lente sulle stalattiti.
Lo sguardo curioso insegue voli
nell’aria tiepida di primavera.
Ora lontani sullo sfondo delle case
raccolte sotto la Torre D’Arnolfo
o delle dolci colline di Fiesole
ora vicini alla balaustra di ferro
piena di fiori, gerani e garofani.
Ora conosco il nome di ogni specie
la veste delle loro piume, maschi
e femmine, il modo di fare la corte
ora distinguo i loro versi di saluto
e di richiamo, il mattino e la sera.
Ora so come si alzano in volo
l’ondeggiare della traiettoria
nel vento, il fermarsi improvviso
ora non mi sorprende lo scontro
per primeggiare sul rosso dei tetti.
Ormai sono uno di loro
sopra la terrazza invasa
dai voli nel silenzio della città
straniero tra gli uomini
ammutoliti dall’epidemia.
.
La vita
Esplode la vita nel mio
giardino dopo i giorni
della pandemia, le strade
piene di folla effervescente
ogni angolo pieno di tavolini.
Passa l’onda piena della risacca
bicchieri ambrati di vino
frastuoni di risate aggressive
cancellano i segni della passata
stagione, seppelliscono il silenzio.
-
La vita e la morte
“Sta morendo, sta morendo”
grida la vicina, implorando.
La voce lontana dall’ospedale
spara, secca, gli ordini: “Le mani
intrecciate, pressate sul petto”:
Scandisce il ritmo, decisa.
Sono fuori dal tempo, sono
un robot, un automa, il freddo
del corpo passa nelle mie mani.
Il medico, prosegue il lavoro.
Mi alzo frastornato, vacillo
mi sono messo in mezzo fra
la vita e la morte, ho colto
la disperata fragilità di noi
piccoli esseri nel giardino globale.
.
La guerra
Il volo a Kiev, l’incontro
con la città posata sulle rive
del Dneper: paesaggio di acque
e di boschi, per contrappunto
le basiliche e le cupole d’oro.
Sulla strada per Mosca
il Mausoleo ricordo delle stragi
naziste, nel salone la Sinfonia
il crescendo forte della musica:
i bombardamenti sulle città.
L’altra tappa a Mosca: Teatro
Bolscioi, la musica di Mussorskiy
dipinge La Grande Porta
per Kiev, rivolta verso l’Ucraina
segno dell’amicizia fra i popoli.
La musica tace, ottocento
settanta chilometri la distanza
da Mosca al Mausoleo
di Kiev, coperta oggi
dal fragore della guerra.
.
L’Anidride Carbonica
Il Carbonio sposò l’Ossigeno
generò l’Anidride Carbonica
e il tetto trasparente della gran
Serra. Trattiene il calore del sole
lo riverbera nella nostra vita.
Sul petto del Carbonio
splendono le medaglie vinte
nelle campagne di guerra
per il riscaldamento della Terra
per il cambiamento del clima.
La grande serra
Una grande serra racchiude
il nostro giardino globale
nel suo viaggio nello spazio
tra luci di stelle in orbite
pulsanti verso confini lontani.
Le pareti trasparenti
lasciano passare i raggi
del sole e trattengono
il loro calore, avvicinano
la fine della vita sulla Terra.
Abbiamo tagliato foreste
bruciato boschi, inferto
ferite alla Natura con animo
leggero, per interessi particolari
la testa sotto la sabbia.
Siccità
Questa estate la Terra ha
sofferto, aveva la febbre alta,
fiumi assetati, prati riarsi
gli alberi stenti, le foglie gialle
accartocciate di dolore.
Per infiniti giorni, l’assedio.
Onde allucinanti di calore
hanno liquefatto le nostre
menti sotto stelle dolenti
tempeste accecanti di sabbia.
.
Gli orsi polari
I ghiacciai delle terre polari
termometri del giardino
globale. La calotta al Polo
si assottiglia, migrano
più a Nord gli animali.
Gli orsi polari, nel passaggio
da una terra all’altra, hanno
imparato a strisciare sulla
pancia, per non rompere
lo strato sottile del ghiaccio.
.
Il ghiacciaio
Nelle escursioni in montagna
ho incontrato il ghiacciaio
della Marmolada, i suoi fianchi
sempre più consumati
coperti di striature grigie.
La fine lenta di un amico
destinato a scomparire
nel tempo. Poi la valanga
di neve di ghiaccio di roccia
il crollo di un’intera montagna
.
Piantare alberi
Sono entrato nel mercato
dei miei sogni. L’insegna;
“Scegli e pianta alberi”.
Merci splendide in vetrina
di ogni parte della Terra.
Un clic e l’acquisto era fatto.
Nel carrello grande come
il mondo, è finito l’albero
del Cacao del Camerum
della Mangrovia, Guatemala.
Ed ancora l’albero Cassio
dal Ghana, dal Madagascar
il Palissandro, il Baobab
dal Kenia, dalla Thainlandia
il Duran e l’ l’Avocado
Al mattino ho trovato il carrello
della spesa pieno di fotografie
di paesi lontani, di facce
sorridenti di contadini al lavoro
nei campi di tutto il mondo.
La pace
(Thich Nhat Hanh, La pace è ogni passo)
Acqua, farina, lievito e sale
gli ingredienti per il pane.
Lievita la pace ora in noi
è presente qui, in quello
che ogni giorno facciamo.
Ci dà gioia camminare
sorridere, respirare. Il respiro
unisce il corpo e la mente,
sorridere e respirare, un ponte
per vivere il presente.
Non esiste una via alla pace
la pace è la via da percorrere.
Le mani impastano, danno
la forma, lievita il pane
nella madia profumata.
-
Il grido di Antigone
Antigone e le sue compagne
scendono d’improvviso
nelle strade di Teheran
bloccano il traffico, bruciano
il velo prima dell’arrivo di Creonte.
Atti di rivolta contagiosi
ogni donna protagonista
le foto riempiono d’orgoglio
raccontano la scelta d’Antigone
la sfida al potere di Creonte.
Nella Terra giardino parole
nuove “Donna Vita Libertà”
urlate in faccia ai soldati
di Creonte, l’eco giunge fino
a noi, ci esalta, ci commuove.
Le città sul mare
Lo sguardo dal Belvedere
di Castellina Marittima
spazia sul mar Tirreno e
le isole dell’Arcipelago
da Carrara a Grosseto.
Il dio Nettuno infuriato
regala oggi lo spettacolo
delle onde spumeggianti
sulla costa, del libeccio
che imperversa sulle pinete.
Che spettacolo si vedrà
dal Belvedere fra qualche anno?
Sarà arretrata la costa del mare?
I pesci nuoteranno per le strade
di Viareggio, di Livorno?
Vedere le cose
Dobbiamo cambiare il nostro modo
di pensare e di vedere le cose.
Dobbiamo renderci conto
che la Terra non è
solo il nostro ambiente.
La Terra non è una cosa al di fuori
di noi. Se respiri
con consapevolezza
e osservi il tuo corpo
ti rendi conto che sei la Terra.
Ti rendi conto che la tua
coscienza è anche la coscienza
della Terra. Guardati intorno –
quello non è il tuo ambiente,
sei tu.
Cantico di Frate Sole
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che ‘l sosterrano in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò scappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’ et rengratiate
et serviateli cum grande humilitate.
San Francesco d’Assisi (1181-1226)
-
Postfazione
L’Arte e la crisi climatica
L’arte scuote dall’animo la polvere accumulata
nella vita di tutti i giorni
Pablo Picasso
L’arte è in grado di dare risonanza a fenomeni che incombono sul destino dell’uomo e coinvolge la sfera emotiva di ognuno di noi, riesce a cambiare la prospettiva di osservazione di chi guarda: le opere d’arte si trasformano in “oggetti parlanti” ricchi di significato che possono trasmettere l’urgenza di una certa tematica e allo stesso tempo spingere l’osservatore ad agire.
L’attivista Bill McKibben, scrittore e giornalista, avvertì venti anni orsono la necessità di sensibilizzare gli artisti sulla crisi climatica in atto, convinto del fatto che non fosse ancora stata compresa la sua portata tragica. Lanciò così un appello alla comunità artistica sottolineando l’urgenza di un ritorno all’immaginazione che solo gli artisti sono in grado di ricreare. L’immediatezza e le la forza del messaggio artistico rendono infatti più accessibili i dati scientifici all’uomo comune e trasmettono in modo diretto lo status della crisi.
Si pone in questa prospettiva la mostra “Giardino globale”, organizzata dal Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze con il proposito di promuovere l’impegno degli artisti, in dialogo con il pubblico, su argomenti di grande attualità: la salvaguardia del pianeta, il riscaldamento globale, l’energia e il destino della stessa umanità e della Terra, da considerare come il nostro giardino globale.
Emerge sempre più nell’arte contemporanea la consapevolezza di una pluralità di legami che connettono tra loro forme di vita differenti, ecosistemi, tecnologie, frammenti di natura e storia. La natura, le nature, in forma plurale, ibrida, frammentata, tornano così ad essere focali anche nel mondo dell’espressione.
Ci si chiede in che modo la poesia contemporanea, in dialogo con le arti figurative, il pensiero filosofico e le scienze naturali e sociali, sia impegnata in un processo di ridefinizione del rapporto con la natura. Di questi tempi, infatti, l’attenzione non solo è concentrata sulla crisi ecologica ma si parla anche di ecologia della parola, di poesia-paesaggio e di poesia come ossigeno (si veda di Niccolò Scaffai Letteratura e ecologia, Carocci 2017, e Racconti del Pianeta Terra, Einaudi 2022).
La catastrofe che viene prospettata in cosa consiste? Qualche dato scientifico: l‘osservatorio americano di Manua Loa indica che la concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera ha superato i 416 ppm (parti per milione). Oltre a registrare la trasformazione del clima di origine antropica, questo dato mostra che la realtà ecologica si degrada a una velocità sorprendente, specialmente se si pensa che questo valore è sempre rimasto al di sotto dei 300 ppm fino agli inizi del `900 (le variazioni del tasso di diossido di carbonio si possono consultare sul sito https://gml.noaa.gov/ccgg/trends/). Un altro rapporto, pubblicato dall‘IPBES (The Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), rileva una perdita di biodiversità e di funzioni ecosistemiche senza precedenti (il rapporto dell’IPBES è consultabile al link: https://ipbes.net/global-assessment). Senza considerare poi l’inquinamento marino dovuto alla plastica, moltiplicato per 10 dal 1980, quello dei rifiuti non trattati, delle discariche selvagge… L’umanità non ha mai sfruttato tanto il pianeta né prodotto tanti rifiuti (si veda Lucia della Fontana, La poesia all’epoca dell’Antropocene, in “L’Ulisse”, n.24, 2021, pagg. 226-234).
Ma che cosa si può fare di fronte al disastro ecologico? La crisi ecologica, scrive Amitav Ghosh, è anzitutto, una crisi dell’immaginazione: se c’è una cosa che il cambiamento climatico ha chiarito, è che continuare a pensare al mondo così com’è equivale a un suicidio collettivo (Ghosh, La grande cecità : il cambiamento climatico e l’impensabile, Vicenza, Neri Pozza, 2017, cap. II.). È necessario rivedere le strutture di pensiero che ci condizionano e che hanno dato forma alla nostra soggettività e ai nostri canoni rappresentativi, a partire dallo schema binario che ci ha consentito di separare cultura e natura, “togliendo l’anima” ad una parte di mondo. È necessario assottigliare le barriere tra le discipline scientifiche e umanistiche, tra la storia naturale e la storia umana, tra soggetto e oggetto, tra corpo e mente, tra umano e disumano, tra attivo e passivo, tra animato e inanimato…
Laura Pugno sostiene che la poesia sa trovare gli espedienti per sopravvivere in un ambiente ostile: «ha bisogno di mezzi minimi, neanche della scrittura a rigore, è capace di sopravvivere ovunque, come gli scorpioni, con la stessa implacabile natura che alla fine riemergerà» ( L. Pugno, In territorio selvaggio: corpo, romanzo, comunità, Milano, Nottetempo, 2018, pp. 29-30).
Anche Poesia come ossigeno, il libro a tre voci in cui Antonella Anedda e Elisa Biagini dialogano con Riccardo Donati, propone la metafora della poesia che preserva la specie-scrittura e con essa una parte di mondo che altrimenti andrebbe estinto (A. Anedda, E. Biagini, Poesia come ossigeno : per un’ecologia della parola, a cura di Riccardo Donati, Milano, Chiarelettere, 2021). Emerge l‘immagine di una poesia resistente e pioniera che richiama la ginestra leopardiana, una poesia che nonostante la precarietà, o proprio grazie ad essa, sopravvive ai margini, tra gli scarti. Da questa visione “marginale” scaturisce l’analogia tra poesia e Terzo Paesaggio, ampiamente esplorata da Laura Pugno nella sua rubrica sul sito «Le parole e le cose» (la rubrica di Laura Pugno è consultabile all’indirizzo http://www.leparoleelecose.it/).
L’ecologia può collegare la poesia e la cittadinanza, può mettere in relazione l’io e gli altri e considerarli come ‘noi’. La poesia che anima queste sfere di interessi, può investire più livelli, dalla bellezza di determinati ”quadri naturali” alla crisi climatica, alla relazione tra noi e la vita delle cose.
Laura Pugno ha parlato della poesia come di un essere vivente, tenace al pari degli scorpioni, la poesia è dotata di una sua ‘natura’ e di un habitat ideale: il bosco, il «territorio selvaggio», che vale anche come emblema e metafora di una scrittura libera dalle regole e dalle imposizioni cui spesso devono sottostare altri generi letterari. È anche in questo senso che la poesia può definirsi, attraverso un’analogia ambientale, come Terzo Paesaggio.
Com’è noto, l’espressione «terzo paesaggio» è ripresa da un libro di Gilles Clément (Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”, Quodlibet 2005). Per Clément, il terzo paesaggio include gli spazi che non sono luoghi funzionalmente abitati e antropizzati; sono piuttosto territori marginali, che l’uomo ha disertato: non tanto e non solo, cioè, le riserve naturali, ma anche le aree industriali dismesse, i margini delle periferie tra città e campagna, gli interstizi del paesaggio urbano come le aiuole e i terreni vaghi. In questi ambienti si forma un ecosistema che ospita specie adattate a vivere in quel contesto, che è perciò da conoscere e preservare a vantaggio della biodiversità. Metafore e immagini del terzo paesaggio contribuiscono ormai a delineare un panorama dai confini aperti, in cui emergono, insieme ad autori di generazioni più recenti, le voci canoniche della poesia italiana contemporanea. Emerge una visione del mondo, un insieme di idee e considerazioni consonanti con la figura dell’uomo planetario quale è stata delineata da Ernesto Balducci: è il nuovo cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo con il diverso per cultura, etnia, religione, in nome della comune umanità e della sopravvivenza della specie e dell’intero pianeta (Ernesto Balducci, L’uomo planetario, Giunti 2005).
La raccolta poetica Il nostro giardino globale fa riferimento alle coordinate ora indicate, declina le angosce che ci tormentano sul destino dell’uomo e del giardino nel quale vive, sia nel respiro della vita quotidiana che nella visione di orizzonti più ampi: cerca di suscitare scintille di ragionevolezza e di speranza per la comune salvezza.
L’autore
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SCHEDA DELL?AUTORE
Roberto Mosi, vive a Firenze, è stato dirigente per la cultura alla Regione Toscana. Si interessa di letteratura e fotografia.
Per la poesia, fra le varie pubblicazioni, Itinera (Masso delle Fate 2007), Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Promethéus. Il dono del fuoco (Ladolfi 2021). Queste opere hanno ricevuto vari riconoscimenti; l’ultimo per Il profumo dell’iris (Gazebo 2018): Premio speciale in Memoria di Duccia Camiciotti, Città di Montevarchi (2022).
Ha pubblicato i romanzi Non oltrepassare la linea gialla (Europa Edizioni 2014) ed Esercizi di volo (Europa Edizioni 2016 premiato al concorso letterario Casentino 2017). Ha dedicato particolare attenzione al romanzo storico: Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio, 2013), Ogni sera Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta (Il Foglio 2021), Ogni anno Napoleone ritorna all’Elba (Il Foglio 2021; illustrazione di Enrico Guerrini. E-book), Barbari. Dalle Steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem (Masso delle Fate, 2022).
L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso biblioteche, caffè letterari e sale di esposizione, in particolare al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”. È presidente dell’Associazione Testimonianze che cura la pubblicazione dell’omonima rivista fondata da Ernesto Balducci. Fa parte della redazione della rivista diretta da Mariella Bettarini L’area di Broca.
Cura i blog:
wwww.robertomosi.it
www.poesia3002.blogspot.it
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Indice
Prefazione di Giuseppe Baldassarre
Invito a ri-conoscere il giardino globale
Il nostro giardino globale
Nebbia
Giardino globale
L’intelligenza delle piante
Rondinare
Innamorati
Città sostenibile
Rifiuti
L’esercito di plastica
Energia dal vento
Energia dal mare
L’energia umana
Terzo paesaggio. Biodiversità
Elogio delle erbacce
La nave di folli
Le memorie del giardino
Terra resiliente
Il temporale
Pandemia
La vita
La vita e la more
La guerra
L’Anidride Carbonica
La grande serra
Siccità
Gli orsi polari
Il ghiacciaio
Piantare alberi
Il grido di Antigone
Le città sul mare
Vedere le cose, Thich Nhat Hanh
Cantico di Frate Sole, San Francesco d’Assisi
Postfazione
L’Arte e la crisi climatica
L’autore
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Firenze , 23 luglio 2023