“Toscana nuova”/ marzo 2024/ Curarsi con la poesia
Eratoterapia, la poesia è un farmaco?
di Roberto Mosi
Il giardino dove ci si cura con la poesia appare sempre più grande, le piante hanno radici sempre più profonde, sbocciano fiori di un intenso profumo. Frequento in punta di piedi questo giardino, ho imparato a riconoscere i diversi sentieri, dove scorrono le acque più limpide, la loro origine, vicina o lontana. La poesia consola, rasserena, alleggerisce i pensieri, svela l’intrico dei sentimenti e, quindi, “cura” sia che si scriva per il puro piacere di scrivere, di raccontare qualcosa di sé sia che si faccia riferimento in qualche modo agli strumenti della psicologia.
Ho composto una raccolta di poesie, alla quale ho dato un nome particolare, forse un po’ altisonante, Eratoterapia, pubblicata nelle Edizioni Ladolfi. Come si deve intendere questo neologismo? La seconda parte, “terapia”, non richiede senza dubbio spiegazioni. “Erato” riporta alla mente la Musa del canto corale e della poesia amorosa, è raffigurata come una giovane, incoronata di mirti e di rose, che tiene in mano una lira e nell’altra il plettro, vicino un Amorino armato d’arco. Eratoterapia significa “guarire” o, meglio, diffondere il “ben-essere”: il poeta opera in sé stesso una vera e proprio terapia ri-scoprendo il valore dell’amore, dell’incontro con l’altro, del valore della bellezza … In ogni manifestazione artistica significativa, l’esperienza personale si colloca come strumento di ricerca e di conoscenza di carattere generale e si propone come invito al lettore a servirsi degli stessi strumenti per vivere una vita più autentica, più motivata, più serena.
La raccolta Eratoterapia termina con una lettera a Marta, mia nipote, nella quale cerco di svelare il segreto della poesia:
“Credo che sia possibile curarsi con la poesia, per vincere le paure, stati di sofferenza, per stringere sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal dentro potente, nelle ore della notte, debole e distratta il giorno. Porta sollievo, se non guarigione, dolcezza di ricordi, sapori tenui di malinconia”.
Mi trovo bene, sono felice, quando coltivo il giardino dell’ Eratoterapia, alla porta ho messo il cartello “Invito a curarsi con la poesia”; mi piace ascoltare chi viene a trovarmi, parliamo insieme della poesia, un’arte “inutile” che possiede tuttavia un incanto unico, quello di rendere più sopportabile l’esistenza e di svelare i misteri della bellezza e della gioia.
Roberto Mosi si interessa di poesia, narrativa e fotografia, collabora con riviste fiorentine. È stato dirigente per la cultura alla Regione Toscana. Per la poesia ha pubblicato Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018); le antologie Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016) e Amo le parole. Poesie 2017-2023 (Ladolfi 2023). Per la narrativa: Barbari (Masso delle Fate 2022), Ogni sera Dante ritorna a casa (Il Foglio 2021), Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio 2013), Esercizi di volo (Europa Edizioni 2016). Blog: www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it ; e-mail: mosi.firenze@gmai.com